Intercultura

"Chi dice intercultura dice scambio, apertura, reciprocità, solidarietà obiettiva. Dice anche, dando il pieno senso al termine cultura, riconoscimento dei valori, dei modi di vita, delle rappresentazioni simboliche alle quali si riferiscono gli esseri umani, individui e società, nelle loro relazioni con l'altro e nella loro comprensione del mondo, riconoscimento delle loro diversità, riconoscimento delle interazioni che intervengono di volta in volta tra i molteplici registri di una stessa cultura e fra differenti culture, nello spazio e nel tempo" (Unesco, 1980).


L'argomento che solleva il maggiore interesse e le maggiori difficoltà, e condiziona largamente l'integrazione culturale, è quello della lingua, del rapporto tra la madre lingua e la lingua italiana (un problema presente in tutti i Paesi europei). Ciò ha avuto un impatto particolare in Italia, dove in un periodo relativamente breve c'è stata una tumultuosa presenza di tante e diverse lingue e fonti culturali. Prima di tutto, è necessaria «una valorizzazione delle esperienze individuali precedenti all'entrata nella scuola e il riconoscimento della diversità culturale come categoria portante nella scuola » (Maria Omodeo, La scuola multiculturale , Carocci, Roma 2002); ciò significa non esercitare pressioni, psicologiche o didattiche, sugli studenti d'origine minoritaria, considerando importante l'uso della lingua madre, che è e rimane lo strumento di comunicazione essenziale nella famiglia.
Gli studiosi insistono su questo aspetto, perché è su questo terreno che si manifestano "spontaneamente" i nostri pregiudizi e stereotipi. Da ciò la necessità di coinvolgere nel processo interculturale non solo gli studenti e gli insegnanti di una classe ma anche i dirigenti scolastici, le famiglie e le diverse figure di animatori. In altri termini, occorre fare dell'insegnamento interculturale uno strumento di educazione non solo individuale ma collettiva. A tale proposito ci sembra che i più recenti documenti, che poniamo in appendice, esprimano compiutamente le linee di un insegnamento interculturale non parcellizzato, a cui si richiede una partecipazione che va oltre la scuola. Un insegnamento interculturale richiede un'autonomia della scuola e una progettazione mirata e condotta collegialmente dagli insegnanti; un modello di scuola, dunque, non centralizzato. I problemi sollevati dalla presenza di studenti di altri Paesi con tradizioni culturali molto diverse dalle nostre, non si possono affrontare con i vecchi, obsoleti modelli ideologici autoritariamente imposti, ma predisponendo una serie di strumenti che siano in grado di gestire le diversità. È questo il terreno in cui va affrontata questa sfida epocale, che la scuola deve contribuire ad avviare a una soluzione, tenendo conto che i due modelli finora adottati, quello della legittimazione ed equiparazione di tutte le culture e quello dell'integrazione culturale, sono sostanzialmente falliti, e che i risultati finora ottenuti nella scuola italiana da un insegnamento interculturale sono decisamente positivi.
La differenza linguistica è il fattore più evidente, spesso correlato con il ritardo scolastico. I ragazzi che non sanno l’italiano partono svantaggiati e hanno grandi difficoltàÖ nel recuperare.
Occorre di conseguenza tener conto dei fattori psicologici ed affettivi. Solo in contesti comunicativi "veri", cercando di non imporre in modo aggressivo la propria lingua, si può aiutarne la comprensione; creare situazioni stimolanti, fare della classe un ambiente di comunicazione efficace è un modo per aiutare tutti gli alunni, e non solo quelli stranieri , organizzando allo stesso tempo attività o laboratori in loro aiuto. L’influenza dei fattori socio-culturali si avverte anche attraverso i gruppi di coetanei: è attraverso la "lingua dei giovani" che molti adolescenti immigrati imparano l’italiano. E’ in corso a livello internazionale un acceso dibattito sull’insegnamento della lingua d’origine degli alunni immigrati. La scuola si trova di fronte alla scelta tra conservare, rispettare o sostituire la lingua d’origine. Le esperienze nei vari paesi europei mostrano che il problema è tuttora aperto. L’educazione interculturale, come è noto, parte dal concetto di cultura come insieme di modi di vita, tradizioni, valori di persone e gruppi. L’insegnante può considerare la creazione di questo dialogo non come un compito in più, ma come un arricchimento del rapporto educativo. Si tratta anzi tutto di valorizzare la cultura d’origine e condurre gli alunni alla coscienza di questa appartenenza; il primo è quindi quello di un rispetto e di una conoscenza delle culture diverse. Ma ciò - ed è un’esigenza che accompagna la prima - va fatto valorizzando le persone nella loro singolarità e globalità, evitando, come ha scritto F.Lorcerie, "di imporre un’immagine differente da quella che hanno di sé", valorizzando le risorse di ciascuno perché possa sviluppare quelle capacità di adattamento, innovazione, relazione necessarie nel mondo attuale. La prospettiva personalista dell’educazione interculturale è quella di considerare l’identità nella sua specificità ed anche nelle sue trasformazioni. Infatti i fattori geografici si intrecciano con quelli storici e sociali. Nella sua stratificazione, la cultura originaria sovrappone elementi nuovi, legati alla modernità, all’urbanizzazione , ai ruoli sociali che cambiano. E soprattutto, se si accetta il concetto dinamico di identità, ne consegue che l’immigrato non porta soltanto con sé la sua identità culturale di origine, ma anche quella nuova, di chi è entrato in rapporto con un’altra società.
Il confronto, in questa prospettiva, come si è detto, non avviene tra culture, ma tra persone di diverse identità culturali. La nuova identità sarà quella di chi ha messo in relazione la sua origine con il nuovo contesto in cui è posto; e sarà ancora diversa domani, nell’incontro e nella comunicazione che crea novità. Così la persona non solo presenterà una identità specifica e irriducibile, ma essa sarà in parte anche il frutto del rapporto educativo, e della capacità di comunicazione concreta e storica di chi educa.
Inoltre, ne consegue la necessità educativa di porsi il problema della comunicazione in termini di comprensione dell’altro, compiendo un percorso che parte dalla conoscenza ma attraversa la necessità di riconoscimento e di conferma. Formare in senso interculturale significa riconoscere l’altro nella sua diversità senza tacerla con imbarazzo ma senza farne una prigione culturale, creare comportamenti di conferma e canali di comunicazione con gli altri senza riduzionismi. Oltre al passato e alle origini, occorre considerare il presente ed il progetto di vita di chi è educato. Si tratta cioè di essere consapevoli che il rapporto educativo collabora alla costruzione di una nuova identità socio-culturale, si nutre dello scambio tra appartenenza passata e presente.
Infine, ogni relazione apre il problema dei comportamenti e della cultura di chi educa, con le relative percezioni, reazioni, capacità di relazione. Senza rischiare di concentrare tutta l’attenzione soltanto sull’educatore, dimenticando chi viene educato, si pone tuttavia il problema di interrogarsi su quello che la propria cultura induce a credere, capire e ascoltare dell’altro. Per comprendere gli è indispensabile conoscere se stessi, ed in questo senso - non a caso - si può considerare la relazione interculturale come occasione auto-riflessiva. L"effetto specchio" induce a confrontarsi e a criticarsi, svelando rigidità e stereotipi del proprio modo di pensare, aprendo nuove possibilità di comprensione. Da molti anni l’Istituto “Rosselli” attua un Progetto dal nome “Nuovi Orizzonti” che ne contiene molti altri.

Questo progetto è un'iniziativa che riguarda gli alunni stranieri, di tutte le classi, con particolare riguardo agli alunni del biennio e che presentano particolari problemi. Gli obiettivi prevedono la conoscenza del loro ambiente di provenienza e una maggiore e più positiva integrazione nel contesto socio-culturale e ambientale in cui vivono, attraverso:

  • ACCOGLIENZA
  • "CINEMA IN”
  • PROGETTO ORIENTAMENTO
  • LABORATORIO L2 BASE ED L2 AVANZATO

Questo progetto raggruppa iniziative per tutti gli alunni stranieri dell'Istituto.
Il progetto “Italiano L2 base” si rivolge agli alunni stranieri, specialmente delle classi prime, che non hanno una corretta e sufficiente padronanza della lingua italiana, perché arrivati da poco o, comunque, con difficoltà nello scritto e nell'orale. Gli obiettivi misurabili saranno registrati dai docenti della classe e, in particolare, quelli di Italiano che vedranno i progressi degli alunni stessi. Le finalità sono di portare questi alunni ad una competenza linguistica in Italiano che permetta di comprendere loro, le lezioni di tutte le materie. Le metodologie sono due:

  • lezioni di Italiano di base con docenti di Istituto
  • interventi di Mediatori Culturali

Il progetto ”Italiano L2 avanzato“ si rivolge agli alunni stranieri delle classi seconde e terze o che, comunque, incontrano ancora difficoltà, soprattutto nello scritto ma anche nell'esposizione orale. La metodologia sarà solo quella di lezioni di Italiano con docenti dell'Istituto.
Un qualsiasi progetto letterario che si rivolga ad alunni stranieri e li coinvolge per integrarli in attività creativo-espressiva...
Visioni di films o documentari in madrelingua e commentati in italiano con l'aiuto di Mediatori Culturali.

  • LABORATORI ESPRESSIVO-TEATRALI E/O MUSICALI, per una migliore socializzazione
  • PARTECIPAZIONE CONCORSI LETTERARI
  • ATTIVITA’ SPORTIVE
  • PROGETTO:”MUSIC-FOR PEACE”
  • PROGETTO: “LA STORIA IN PIAZZA”
  • PROGETTO “ CONOSCERE GENOVA” con uscite sul territorio
  • PERCORSI INDIVIDUALIZZATI

Tutti i progetti avranno una verifica intermedia in occasione del collegio docenti di gennaio e una finale in occasione del collegio finale di giugno. La verifica di efficacia sarà costituita anche dai questionari di soddisfazione che saranno compilati da docenti, alunni, famiglie alla fine dell’anno scolastico. Il monitoraggio potrà essere effettuato attraverso:

  • Questionari ai docenti degli alunni sui progressi effettivi nelle proprie materie a partire dai risultati dei quali si potrà misurare l'efficacia del corso
  • Partecipazione degli alunni ai corsi pomeridiani
  • Produzione di elaborati originali in madrelingua e tradotti in Italiano